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Un nuovo diritto per l’economia italiana

di - 5 Dicembre 2008
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Il diritto è, per l’economia, più importante di quanto non pensino i suoi cultori e di quanto non abbiano a lungo pensato non pochi economisti. Lo conferma una dovizia crescente di analisi empiriche, comparate e per singoli paesi. Da esse risulta che nelle sue parti rilevanti per il funzionamento dell’economia il diritto va adeguato con particolare urgenza in Italia. Va adeguato per parti specifiche, ma movendo da una visione d’assieme secondo una scala di priorità.

Il fine principale è che l’economia italiana ritrovi la via della crescita. Se la produttività continuasse a ristagnare l’impoverimento della Nazione inasprirebbe anche gli altri problemi che abbiamo evocato. Semplicemente, mancherebbero le risorse necessarie per stabilizzare l’attività economica e la finanza, correggere le disparità distributive, sanare e preservare l’ambiente.

Per la crescita, occorre in primo luogo continuare a promuovere il risparmio, nel lungo termine presupposto dell’investimento. La mobilità internazionale dei capitali può consentire l’investimento anche a paesi che risparmiano poco, come da anni avviene per gli Stati Uniti. In percentuale importante il risparmio si forma, quale autofinanziamento attraverso i profitti non distribuiti, presso le stesse imprese che lo impiegano in impianti, macchinari, scorte. Spetta a una accorta gestione delle pubbliche finanze di evitare che lo Stato e gli altri enti distruggano risparmio attraverso l’eccesso delle loro uscite correnti sulle loro entrate correnti. Ma la parsimonia delle famiglie – circa metà del risparmio nazionale in Italia – continua a rappresentare la base per la crescita equilibrata dell’economia attraverso l’accumulazione di capitale. Lavoro e risparmio sono legati. Per circa tre quarti la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane fa capo a famiglie il cui capo-famiglia è un lavoratore dipendente, ovvero un pensionato ex lavoratore dipendente.

L’articolo 47 della Costituzione, il Testo unico bancario, il Testo unico della finanza, gli organismi di supervisione, il ruolo di lender of last resort della Banca d’Italia (seppure dimidiata nella sua discrezionalità amministrativa da una legge del 2005) costituiscono la cornice di regolamentazione, supervisione, sostegno di banche e mercati che presidia la componente monetaria del risparmio favorendo per quanto possibile la funzionalità e la stabilità del sistema finanziario. La crisi internazionale del 2007-2008 ha sollecitato governi e parlamenti a potenziare ulteriormente le reti di protezione. E’ bene che nell’ordinamento italiano tale non facile ricerca resti affidata alle leggi speciali. Il settore è irto di specificità rispetto agli altri rami dell’economia e non può ignorare le tendenze europee e internazionali, che oscillano tra liberismo e interventismo statale.

Efficienza e innovazione “spiegano” per quasi due terzi le risultanze delle moderne economie in termini di crescita. Nel tempo hanno assunto un rilievo già quasi doppio rispetto alla stessa scala quantitativa dell’accumulazione di risparmio. Dipendono da un lato dalle possibilità, dall’altro lato dalla propensione delle imprese di produrre di più e meglio. Possibilità e propensione sono a propria volta riconducibili a una congerie di elementi. Su alcuni, il diritto dell’economia può positivamente influire.

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